Dalla località di Bevera, piccolo paesino subito dietro l'abitato di Ventimiglia, si prende una stradina che inizia da davanti alla stazione ferroviaria si segue un tracciato tortuoso e stretto porta alla cima del monte. Paesaggisticamente parlando il posto e molto trascurato per non dire peggio, devastato dal fuoco che ha cancellato quasi tutti gli alberi e da una discarica ormai dismessa da 10 anni, ma che mostra ancora tutte le tracce di essa, con rifiuti di ogni tipo sul terreno, insomma il monte e una grande discarica.
Arrivati in cima ci siamo preparat e abbiamo iniziato a a scendere il versante che da verso il sottostante paese di Calvo, subito sul bordo strada sorge un blocco che fa bella mostra di se, ancora in perfetto stato di conservazione e mimetizzazione. Da dire subito che tutti i blocchi sono chiusi ermeticamente, in quanto non e stato possibile farli esplodere come volevano gli accordi firmati a fine conflitto, e che vedevano l'Italia uscire sconfitta dal conflitto. Le macerie causate dall'esplosioni avrebbero procurato pericolo per il paese sottostante.
Non è possibile entrare all'interno, se non nei due blocchi maggiori, attraverso due entrate molto strette, delle quali una era un'uscita di sicurezza. Si deve strisciare e camminare carponi, in mezzo a detriti di cemento e pietre. Non fornirò in questo racconto indicazioni sulla loro posizione, in quanto sarebbe pericoloso per persone non esperte avventurarsi all'interno delle strutture. Per chi volesse maggiori informazioni si può rivolgere alla SCAS
Questi bunker formavano una linea difensiva avanzata che doveva contrastare i francesi, ma non vennero mai usati ne armati in quanto prima del completamento dei lavori il conflitto era terminato.
Tornando al racconto, passato in primo blocco, siamo scesi verso valle spostandoci camminando verso destra, raggiungendo un blocco più grande, dove siamo entrati attraverso, come già accennato sopra, un piccolo cunicolo non più alto di mezzo metro che fungeva da uscita di sicurezza. L'interno della struttura e conservato molto bene, i bunker sono quelli di ultima generazione, che erano costruiti per dare un po' più di confort ai soldati. Quindi galleria più ampie e camerate più spaziose. La struttura si componeva di un corridoio, che dava verso sud verso le bocche da fuoco, però sigillate, e camminando verso l'interno della galleria si giungeva a un enorme stanzone adibito a camerata per i soldati, con i servizi igenici, il locale mensa, dove nel soffitto era presente il foro del camino, e le stanze dove venivano messe le armi armi. Purtroppo tutte le tramezze sono state abbattutte e le divisioni si possono immaginare guardando i segni sui muri perimetrali. Da questo stanzone si andava inostre tramite un corridoio verso altri due blocchi da fuoco, e attraverso una scala a spirale perfettamente costruita a conservata si arrivava al blocco che dominava tutta la struttura del bunker e che serviva da osservatorio, purtroppo sigillato anche questo.
Usciti dal bunker, sempre dal solito passaggio angusto, ci siamo recati Verso un opera più a valle e spostata ancor di più sulla destra. Questa molto più grande di quella precedente, anche quà per entrarvi c'e da strisciare lungo un ancor più angusto passaggio, e al termine di questo passare attraverso un piccolo foro circolare nel pavimento davvero stretto. L'interno della struttura e costituito da larghi corridoi, che collegano le varie opere visibili dall'esterno, quindi una grossa stanza adibita a camerata e mensa per i soldati, e bocche da fuoco per la difesa della struttura. Una lunga scala sempre a spirale portava al punto più suggestivo e interessante dell'opera, l'osservatorio, che a differenza dell'altro era composto da un pozzo in acciaio annegato nella roccia e cemento a cui era fissata attraverso lunghe barre filettate la cupola che usciva dal terreno, con sei aperture che consentivano una vista a 360° al soldato che stava di vedetta, la cupola a sua volta era ricoperta da una coltre di cemento per mimetizzarla meglio con l'ambiente circostante. All'interno era ancora presente la scala che consentiva di salire in cima alla cupola dove e ancora presente la graticola dove poter appoggiare i piedi, e sono presenti pure dei veri e propri tappi d'acciaio per sigillare le ferritoie dall'interno.
Una volta completata l'esplorazione siamo usciti, e mentre risalivamo il pendio, abbiamo visto le numerose trincee, alcune delle quali coperte, che servivavo a collegare le varie opere tra loro. Le opere del Monte Pozzo sono molto interessanti e proprio per la difficoltà d'ingresso ancora ben conservate, ma sconsiglio a chiunque di avventurarsici da solo. Per informazioni come ripetuto più sopra rivolgetevi al sito della scas o a Davide Bagnaschino .